Altavilla Milicia
(da Amore in versi del settimo cielo, Ediz. del Periodico "Le Madonie", Castelbuono 2002)
Lamento per Fabio
Oh! il giorno così acceso di settembre,
l'azzurrità più profonda del cielo,
i guizzi di sole tra vele
a fiore del liscio Tirreno,
nell'aria, diffuso, il salmastro;
e così limpidi i tuoi diciott'anni
fulmineamente tratti
a così nera sorte.
Ricordo tutto, Fabio,
amico volato lontano,
da solo, incontro agli angeli...
Ma ecco il prodigio accade quando albeggia
e da est, contro la notte,
balugina un lume perlato
e un raggio dietro l'altro
spalanca un orizzonte
così profondo e azzurro
alle ali della mente,
come vent'anni fa:
oh! tu sei vivo
ancora e sempre (in noi, per noi soltanto);
e si aprono al tuo sguardo
(tramite il nostro)
mari monti città boschi splendenti,
come miraggi; e, dentro la dolcezza
dell'iride castana tua cangiante,
saettano lampi di sogni
sorgivi e di lieta speranza;
e in questa luce sfumano le cose...
e lo spirito (il tuo
in unità col nostro)
beve profondamente
a pozze di sopore prenatale...
Fabio, breve rigoglio e così azzurro,
per questo tuo ricordo,
si affilano, di azzurro lumeggiati,
i nostri rami di stagione morta,
nel fondo dei nostri pensieri
ombrati di pallido autunno...
Oh! non invano tu levasti il volo,
da solo, in un azzurro d'altri cieli,
o nostra grazia mattutina, Fabio.
Settembre, 1998 Santo Atanasio
N.d.A.: Ho scritto questo lamento in occasione del ventennale della morte di Fabio Cancila, primogenito dell'architetto Vincenzo di Castelbuono (PA). Era un giovane saggio e di «così azzurro» (v. 33) anelito di vita. Ha perso la vita il 10 settembre 1978, a soli diciotto anni, in un incidente stradale sulla S.S. N. 113, nei pressi di Altavilla Milicia (PA) (a pochi passi dal mare e dalla villa di famiglia, dove io ero ospite quel giorno).