Tartaruga in giardino
Triste come la vite vendemmiata
è l’andatura della tartaruga
in questi primi assedi di vento e piovaschi al bel tempo.
Va questa solitaria corazzata
a balzi più e più brevi, pianamente,
tra i gigli rosei sfiorenti e le pozze
che orlano il mio giardino, di cui è la vecchia custode.
Vive la sua lentezza abbrividendo
a ogni mugghio tra i rami scompigliati,
a ogni ingiuria che nuvole infittite recano al cielo.
Fatica nel cammino come inferma,
però pazienta e va... Ristà, di quando
in quando, lei, volgendo gli occhi intorno lentamente
ad abbracciare tutto, come in un lungo addio,
l’amato suo dominio recintato,
dove ora l’ombra fluttua meno rada
e il verde meno verde freme di sperdimento.
E’ il tempo tanto immite che a questa terragna animale
confonde i sensi e appanna la memoria
di come l’incessante ritmo delle stagioni
sia certo e non mutevole. Così
lei non distingue più nascita e morte,
o piuttosto scambia l’alfa per l’omega dell’autunno.
E va... lei va... e raggiunge l’angolo del giardino
dove, sotto un frondoso mandarino,
infila l’arco della sua povera dimora,
una tegola rossa gravata di due o tre pietre,
e inverosimilmente in quel tepore
cade in letargo. E’ tutto.
7-9 ottobre 2007 Santo Atanasio
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Prima stampa in «Le Madonie», N. 6, 1-15 giugno 2008
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Santo Atanasio, Castelbuono 2012 (foto di Rosario Mazzola)